Spigolature apistiche
Conoscere difendere le api
conoscere salvare la Terra
Campo Ligure. Almeno una volta nella vita vale la pena avvicinarsi all’affascinante, misterioso, esemplare mondo delle api. Non intendo certo quei puzzolenti e fracassosi obbrobri a tre ruote che scorrazzano nei paesi, indico invece le generose, operose amiche volanti che ci regalano il loro miele e gli altri prodotti dell’alveare. Questa mattina a Campo Ligure, nel corso del Convegno organizzato dal Parco Beigua in occasione dell’undicesima edizione del Concorso Mieli dei Parchi, ho potuto ascoltare con piacere, per oltre due ore, interessanti relazioni scientifiche, ragguagli tecnici, informazioni utili anche per me che con questi insetti ho un rapporto solo gastronomico, però davvero molto speciale, basato sugli eccellenti mieli e formaggi nostrani.
Dalle parole degli assessori Regionali, Barabagallo e Rossetti, desidero riportare alcuni spunti di carattere generale.
Dal primo “L’Italia è il maggior utilizzatore e trasformatore di castagne, che importa in gran parte perché da noi la coltura castanicola è quasi assente. In inoltre Liguria i quattro quinti del territorio sono coperti da bosco che, come l’apicoltura e altre attività agricole e produzioni di nicchia, potrebbe garantire oltre al recupero del territorio disastrato, interessanti aspetti economici e posti di lavoro, integrati con le attività sportive e all’aria aperta già molto praticate”. Se ne parla da qualche tempo, speriamo sia la volta buona!
Pippo Rossetti ha posto l’accento sul fatto che “I processi tecnici, i miglioramenti produttivi per non diventare presto sterili, devono essere coniugati con l’elemento culturale che per l’apicoltura ha un valore ancora maggiore, fondamentale”. Fare miele nei Parchi Liguri vuol dire proteggere e aumentare la biodiversità vegetale e animale. In poche parole, come ha ripetuto un altro relatore “Le api sono sicuramente importanti per l’impollinazione degli alberi da frutto, ma soprattutto per quella dei mille fiori, è proprio il caso di dirlo, tipici delle nostre zone”. Aggiungo io, – dove si passa, in soli quattro chilometri di profondità e uno di altezza, dalla riserva dei cetacei del Mar Ligure, alla flora montana più diversa -, compresa l’antichissima Drosera.
Il simpatico professor Porrini, ha proposto i drammatici interrogativi derivanti dai cambiamenti climatici in atto e previsti. Senza scomodare Albert Einstein, cui un saggio marketing mediatico ha messo in bocca la famosa affermazione “Quando non ci saranno più le api, finirà il mondo”, ha affermato l’importanza delle api citando i danni loro procurati dai continui rivolgimenti climatici, cui assistiamo da qualche anno e che peggioreranno. Piovosità eccessiva o scarsa, irregolarità delle stagioni, sbalzi di temperatura mettono a dura prova le api, specialmente gli sciami ibridi, sempre in numero maggiore a causa del commercio di api regina e di alveari interi, oltre alle migrazioni operate dagli apicultori. Altro triste capitolo è la globalizzazione dei parassiti, anche delle api. Come già per il Cinipide del Castagno, dalla Cina è arrivata in Francia e poi anche da noi, la Vespa Velutina che, con altri due parassiti, miete vittime in abbondanza non bastassero i pesticidi.
Tutti i relatori però hanno voluto lasciare un segno di speranza, non solo agli apicoltori, ma a tutti sulla possibilità che ci sono per opporsi efficacemente ai tanti problemi che affliggono le api, le forti amiche degli uomini e della Terra.
O.P.