Luigi Pastorino e Telemasone
Epopea riparazioni navali
presentato film a Genova
Masone. “O.A.R.N., Una storia di uomini e navi, Genova Riparazioni Navali 1939-1990”, questo il titolo del film, con relativa mostra fotografica, presentati lunedì 3 dicembre 2012 alla Sala Sivori di Genova. Numerose autorità e buon pubblico hanno preso parte ed applaudito la prima proiezione assoluta, gli onori di casa li ha fatti Piero Fossati, Commissario della Provincia di Genova, proprietaria della famosa sala cinematografica nel cuore del capoluogo.
La lunga gestazione dell’opera di Luigi Pastorino, quasi novantenne ex dipendente di Officine Allestimento Riparazioni Navi, che si è avvalso ancora una volta della preziosa collaborazione per il film di Mauro Ottonello, Alberto Baschiera e Giacomo Ottonello di TeleMasone-Rete Valle Stura, di Silvia Sacco annunciatrice RAI e della regista Natalina Milva Sobrero, è dovuta alla complessa e completa ricerca documentale, sia per i filmati storici, che per la parte fotografica e di raccolta delle testimonianze. Il risultato è di grande efficacia e impatto emotivo, tanto più in un periodo in cui Genova sta rischiando di perdere le ultime grandi realtà industriali, che ci hanno resi famosi nel mondo, e con esse le eccellenti capacità tecniche delle nostre maestranze. Il potente ruolo propulsivo che ebbe la cantieristica navale genovese, esaminato soprattutto dopo la seconda guerra mondiale, è al centro di un documentario unico in quanto ideato e realizzato da un diretto testimone e protagonista di quella gloriosa epopea.
Nate nei primi anni del novecento, da una costola di Ansaldo, le OARN erano sussidiarie dei cantieri navali di Sestri Ponente, dove le navi erano costruite, per poi essere allestite negli spazi di Molo Giano. Quest’attività si sviluppò negli anni venti e trenta, ma trovandosi nell’area del porto di Genova, in particolare vicino ai bacini di carenaggio, fu completamente distrutta dai bombardamenti del secondo conflitto mondiale. La società però riprende l’attività nel 1947 con la ricostruzione di officine e uffici, tuttora esistenti.
OARN aveva uno spiccato profilo internazionale, con rappresentanti che operavano a percentuale, procacciando clienti e lavori in Europa e America; lavorava inoltre su ogni tipo di nave, dalle petroliere ai mercantili fino a quelle passeggeri. Riusciva a rimanere competitiva anche grazie alla disponibilità di “manodopera economica”, ma soprattutto per la capacità di rispettare i tempi di consegna, evitando ingenti penali. Questa favorevole situazione dura sino agli anni sessanta, ma nel 1966 OARN è acquisita da Italcantieri, società operativa di Fincantieri che, nel 1970, rileva pure i Cantieri Piaggio di Genova Le Grazie e di Riva Trigoso (Cantieri Navali del Tirreno), rivali storici OARN, in concomitanza con l’inasprirsi delle lotte sindacali del periodo. Nel 1984 Fincantieri è costituita come società operativa incorporando Fincantieri e la stessa OARN. E’ questo l’inizio della fine, che arriva puntualmente negli anni novanta, quando viene ceduta a tre suoi dirigenti per poi essere sciolta dopo poco.
La mostra raccoglie materiali fotografici messi a disposizione dai lavoratori OARN e dalle loro famiglie, con l’intento di ricordare e onorare queste persone e le loro storie di lavoro e di vita.
Mi chiamo Emilio Patrone e sono stato dipendente OARN dal 1973 al 1979 con i tubisti, arrivai a quel cantiere dopo la scuola Ancifap di Sestri Ponente che ci formava e inseriva nel mondo del lavoro. E’ stata un’esperienza meravigliosa , oltre il fatto di aver conosciuto gente di tutto il mondo l’ambiente delle riparazioni era un qualcosa che ti coinvolgeva e ti dava soddisfazione.
ho conosciuto personalmente il Pastorino, capo reparto dei carpentieri, persona che sapeva comandare gli operai e nel contempo sapeva anche farsi rispettare e voler bene.
Mi piacerbbe vedere la raccolta fotografica del Pastorino, come posso fare per consultarla?
grazie,
Mi chiamo Antonio Carabetta,mi ha fatto piacere vedere queste immagini,io ho prestato servizio presso l’OARN dal 1972 al 1979,con la mansione di cassoniere,chi a lavorato li sà di cosa significa,comunque si trattava di collegare la nave con i vari reparti di lavorazione e di rifornire gli operai delle attrezzature ed i materiali per le varie lavorazioni,lasciando nel 1979 per intrapprendere in nuovo lavoro,la nostalgia di quel cantiere mi è rimasta dentro e quando percorro la soprelevata mi rattrista vedere avvolta dal silenzio il nostro rumoroso cantiere.
Da Franco. Sono stato un dipendente di questa società dal 1972 al 1993 ma voglio
ricordare volutamente solo il periodo antecedente alla fusione con gli altri cantieri, che come tutti sappiamo hanno portato l’ OARN a scomparire, prima il simbolo che portavamo nelle tute, successivamente il cantiere stesso.
Solo chi ha lavorato in questo cantiere può testimoniare ciò che è stato fatto dalle maestranze in quegli anni,dalla costruzione del semplice bullone, alla maestosa opera dell’asse portelica realizzata in mare per la prima volta al mondo, su petroliere da 250mila tonnellate senza la necessità di un bacino adeguato alla stazza, che il porto di Genova non possedeva e non lo possiede tuttora.
Sono fuori da quella realtà da oltre vent’anni , ma ogni volta che mi trovo a percorrere la sopraelevata e vedo lo stabilimento, ricordo con orgoglio quando al Molo Giano avevamo le navi ancorate per le riparazioni in terza fila, passavamo da una nave all’altra mediante passerelle mobili, dette scalandroni, mentre altre ciminiere di altrettante navi nei bacini di carenaggio nascondevono la pur
Imponente struttura dell’ OARN, senza poi dimenticare tutte quelle che attendevano decine di giorni in rada per entrare in cantiere.
Tutto questo, nella mia mente e ‘ ormai una fotografia antica, ma la cosa che più
mi rattristisce e’ vedere un porto così ordinato con al centro un “finto bigo” e poche navi,viste a fatica.
Tornando a ciò che era l’argomento, e’ doveroso ricordare che i direttori che l’hanno
rappresentata e fatta crescere, giravono il mondo in cerca di commesse, e ben poche volte tornavono a casa delusi.
Le migliaia di persone che lavoravano all’OARN, pur avendo un numero di matricola, ma facendo un lavoro di squadra, ti faceva sentire in famiglia, chiamato col proprio nome, gratificati in tutti i sensi per il lavoro svolto.
Chi ha avuto la fortuna di lavorare in quel cantiere può vantarsi di dire di aver imparato un mestiere.
Saluto tutti coloro che hanno contribuito alla crescita di quello ormai splendido cantiere.
Gazzari Franco