Sabato 16 Dicembre a Campo Ligure è stato presentato il restauro del gruppo ligneo policromo raffigurante la lapidazione di Santo Stefano, attribuito a Domenico Bissone e databile 1615-20.
L’evento si è articolato in due momenti: una prima parte di presentazione del restauro e una seconda parte in cui si è tenuta l’inaugurazione e la benedizione dell’opera, restituita dopo 150 anni alla comunità campese e a quanti vorranno ammirarla. In seguito c’è stato anche un breve intrattenimento musicale, con musiche del Seicento e del Settecento, a cura del Quartetto d’Archi EST.
Programma:
- Ore 15,00, sala conferenze del Museo della Filigrana “Pietro Carlo Bosio” Via della Giustizia 3
Saluti del Sindaco e del Priore dell’Arciconfraternita dei Disciplinanti di N. S. Assunta
Intervengono:
Dott.ssa Alessandra Cabella, (Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Genova e le Province di Imperia, la Spezia e Savona, Direttore del restauro)
La lapidazione di Santo Stefano di Campo Ligure: restauro e scoperta di un grande teatro sacro
Dott.ssa Valentina Tonini, Dott.ssa Maria Francesca Dufour, Dott.ssa Annalisa Demelas (Restauratrici)
Presentazione del restauro del gruppo ligneo raffigurante il martirio di Santo Stefano - Ore 16,30 Oratorio di N. S. Assunta, P.zza Martiri della Benedicta
Inaugurazione del restauro e benedizione dell’opera “La lapidazione di Santo Stefano” D. Bissone, inizio del XVII sec.
Intrattenimento musicale a cura del Quartetto d’Archi EST – Musiche del Seicento e del Settecento
Primo violino – Alessandro Graziano
Secondo violino – Daria Anufrieva
Viola – Simona Merlano
Violoncello – Francesco Raspaolo
Il restauro è stato promosso dall’Arciconfraternita dei Disciplinanti di N. S. Assunta di Campo Ligure, proprietaria del bene, e dal Comune di Campo Ligure, in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Genova e le province di Imperia, La Spezia e Savona e con il sostegno della Compagnia di San Paolo, tramite il bando “Tesori Sacri 2015”. Direttore del restauro: Dott.ssa Alessandra Cabella (Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Genova e le province di Imperia, La Spezia e Savona); restauratrici Dott.ssa Valentina Tonini, Dott.ssa Maria Francesca Dufour, Dott.ssa Annalisa Demelas.
Il progetto per la collocazione dell’opera, che sarà finalmente fruibile al pubblico, è stato realizzato dall’Arch. Enrico Bongera, Arch. Bruno Repetto e Geom. Claudio Piccardo; per la realizzazione tecnica si ringrazia la Segheria Puppo di Campo Ligure.
Si ringraziano inoltre: la sezione Lions Club di Varazze-Celle Ligure, la ditta INVAT srl, l’Associazione Mamma Margherita di Campo Ligure, la Sez.ne ANPI di Campo Ligure, l’ASD Il Borgo di Campo Ligure e i ragazzi che ogni anno si adoperano nella realizzazione della festa alla cappella del Ramè.
PROMOTORI DEL PROGETTO
Hanno avviato il progetto, partecipando al bando “Tesori sacri 2015” indetto dalla Compagnia di San Paolo, nel Gennaio 2015 l’allora Priore dell’Arciconfraternita Ing. Giorgio Rizzo e il Tesoriere Guido Oliveri insieme al Consigliere comunale del Comune di Campo Ligure, delegato ai Beni Culturali, Dott.ssa Irene Ottonello, guidati e supportati dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Genova e le Province di Imperia, La Spezia e Savona, nella persona della Dott.ssa Alessandra Cabella, successivamente direttore del restauro.
INFORMAZIONI SUL FINANZIAMENTO
Il progetto di restauro è stato finanziato per il 50% dell’intero importo dalla Compagnia di San Paolo tramite il bando “Tesori Sacri 2015”; il restante è stato finanziato dall’Arciconfraternita dei Disciplinanti di N. S. Assunta di Campo Ligure, proprietaria del bene, e dal Comune di Campo Ligure. Non è mancato il sostegno di alcuni sponsor privati (Segheria Puppo, Invat srl) e associazioni del territorio (ANPI sez.ne di Campo Ligure, Lions Club di Varazze-Celle Ligure, ASD Il Borgo di Campo Ligure, Associazione Mamma Margherita di Campo Ligure). Numerose poi le donazioni di singoli privati, moltissimi anonimi, pervenuti alla Confraternita, tramite la raccolta in Oratorio. Il Geom. Claudio Piccardo, l’Arch. Enrico Bongera, l’Arch. Bruno Repetto hanno messo a disposizione del progetto le loro competenze professionali.
INFORMAZIONI SULL’EDIFICIO Oratorio di N. S. Assunta di Campo Ligure
L’oratorio di Nostra Signora Assunta sito in Campo Ligure e prospiciente su Piazza Martiri della Benedicta, d’origine cinquecentesca, era dedicato a Santa Maria dei disciplinanti. Il documento più antico riferito alla chiesa risale al 1585. L’incendio che colpì il borgo nel 1600 non risparmiò dalle fiamme anche l’oratorio, che subì la distruzione della volta lignea intagliata e parte dell’archivio che conservava preziose scritture e pergamene. Nel 1606 l’oratorio fu aggregato alla confraternita di Santa Lucia del Gonfalone di Roma col privilegio di potere aggregare; nel 1726, la confraternita fu unita alla Sacrosanta Chiesa Lateranense, annessione divenuta perpetua nel 1729.
Si hanno notizie sull’originaria struttura esterna dell’edificio da alcune raffigurazioni: un’antica stampa secentesca, tratta da una lastra di rame sbalzato, mostra una chiesina con tetto a capanna priva di campanile, con due porticine e una finestra al centro. Lo stesso per un’altra raffigurazione di Campo del sec. XVII. La rappresentazione di Campo del 1748 di don Luciano Rossi già offre una facciata dell’oratorio di un certo interesse architettonico. In conformità con la casistica delle confraternite liguri, quindi, la chiesa aveva un aspetto piuttosto semplice, con facciata a capanna e aula composta da una sola navata.
Nel 1726 si procedette ad un abbellimento dell’edificio e alla realizzazione dell’altare maggiore, opera commissionata nello stesso anno a Bartolomeo Marre di Rimanga, scultore parmense.
Nel 1779 l’edificio subì diversi ampliamenti ad opera di maestranze lombarde: la navata venne ampliata ai lati con la costruzione di due cappelle laterali, venne prolungata la parte iniziale della chiesa, si provvide al rifacimento della facciata e alla costruzione della sacrestia. I lavori terminarono con il completamento delle due cappelle nel 1784. L’attuale campanile venne innalzato l’anno successivo (1785) e ulteriormente elevato con la costruzione dell’attuale cela campanaria nel 1830-31.
I restauri e gli ampiamenti settecenteschi mutarono secondo i canoni dell’architettura tardo barocca l’aspetto seicentesco dell’edificio. Tale trasformazione, soprattutto l’espansione della navata, si inserisce nella tendenza propria dell’architettura ecclesiastica barocca tesa alla realizzazione di edifici a pianta centrale allungata.
INFORMAZIONI SULL’OPERA “La Lapidazione di Santo Stefano”
Databile attorno al 1615-20, opera di Domenico Bissone (o Bissoni), di proprietà della Casaccia di S. Stefano di Borzoli (Genova), fu acquistata dalla Confraternita dell’Assunta di Campo Ligure il 29 Luglio 1850 e pagata 400 lire di Genova fuori banco. Il gruppo, piuttosto complesso per il numero degli attori – otto statue, in media alte 1,30 m. x 0,40 m circa: i personaggi accucciati sono alti 1 m circa, il carnefice che scaglia la pietra con le braccia alzate raggiunge 1,70 m – , è caratterizzato da una notevole qualità nell’intaglio dei volti, nella descrizione accurata dei capelli e delle barbe – il cui disporsi a boccoli denuncia una chiara tipologia secentesca. L’iconografia è ormai lontana dalle immagini atemporali delle prime macchine processionali cinquecentesche, a testimonianza di uno sviluppo in senso teatrale della scultura delle casse liguri, strettamente correlato al fiorire delle sacre rappresentazioni scultoree dei Sacri Monti piemontesi e lombardi.
Le statue denunciano uno straordinario impeto narrativo e l’immediatezza della rappresentazione bloccata al culmine del suo svolgersi: il santo in ginocchio colpito al capo e con lo sguardo rivolto al cielo, i sei carnefici lo circondano nell’atto di scagliare l’ultima sassaiola, e san Paolo seduto che, conservando le vesti dei carnefici, indica l’imminenza del martirio. La marcata gestualità dei figuranti è probabilmente stata concepita perchè l’incrocio delle braccia in diversi atteggiamenti creasse un effetto di movimento e drammaticità al colpo d’occhio del fedele. La macchina processionale è iconograficamente copia quasi speculare della tela di Giulio Romano raffigurante la Lapidazione di Santo Stefano realizzata per la chiesa di Santo Stefano di Genova fra il 1519 e il 1521. Il quadro ebbe una vasta eco nella cultura figurativa di questo soggetto; è quindi ipotizzabile che Bissone abbia attinto dal dipinto – indubbia infatti non solo la rassomiglianza delle pose dei carnefici raffigurati in entrambe le opere, ma anche la rassomiglianza dei visi e la moda delle barbe. Nel 1922 il martirio, erroneamente attribuito a A.M. Maragliano, versava già in condizioni tali da richiedere un restauro. Nella lettera inviata dai confratelli alla giunta municipale di Campo Ligure, si specificava che a lavoro ultimato il gruppo avrebbe trovato collocazione nel vano propriamente adibito posto nella parte sinistra dell’altare maggiore. I confratelli, essendo il vano angusto e ristretto chiesero il permesso di poterlo ampliare per 7 metri lineari. Il progetto non fu mai realizzato, pervenendo a noi, oltre alla richiesta, il disegno della nicchia conservato presso l’archivio dell’oratorio (annesso nei primi anni del 2000 all’archivio parrocchiale). Da un inventario dei beni mobili delle chiese di Campo Ligure compilato nel 1930 si evince che il gruppo necessitava ancora di restauro al fine di poterlo portare in processione . Dopo tale data, l’opera, mai più restaurata fu smembrata e collocata nel vano dell’archivio.
Le statue furono oggetto nei secoli di pesanti ridipinture e danneggiate in varie parti; sempre conservate e custodite nel locale superiore della Sacristia, locale asciutto e ben ventilato, sono arrivate fino a noi e ora godono di questo splendido restauro.