Ricordiamo Don Rino Ottonello

Ricordiamo Don Rino Ottonello

6 Novembre 2014  1.835 viste

Sono passati venticinque anni, ricordiamo Don Rino Ottonello: vocazione operosa, Masone nel cuore

“Don Rino di Giuseppe (1946-1989). Molto preparato nel campo teologico, fu ottimo insegnante in diverse scuole. Finì la vita per un incidente stradale”.

Così Padre Pietro Pastorino nel suo libro “Radici Antiche e Radici Nuove” rammenta il sacerdote compaesano, di cui ricorre il venticinquesimo dalla tragica scomparsa. Nella scorsa primavera, a Canelli, una sua allieva mi descrisse commossa l’ultima sua partenza, in bicicletta, da Alessandria. Dopo aver fatto lezione doveva rientrare in Parrocchia a Ovada. Purtroppo non fu così e quel 22 settembre 1989 perdemmo una persona speciale, il Don che tutti ricordano e tutti avrebbero voluto avere come amico, come sacerdote. Sentimenti che fa ben comprendere la testimonianza di Grazia Deprimi inCentro Amicizia Anziani”, articolo contenuto nella pubblicazione dell’Accademia Urbense di Ovada dal titolo “Venticinque primavere e oltre… per il Centro Amicizia Anziani”.

Siamo nell’anno 1982, si avvicina la Pasqua e i sacerdoti ovadesi sono impegnati nella benedizione delle case, nell’incontro con la gente e tra la gente, per una preghiera, una stretta di mano, il conforto della fede. Entrano nella quotidianità della nostra vita e, nel caso di persone avanti con gli anni, spesso si trovano a contatto con una realtà non visibile dall’esterno. “Mi si stringe il cuore nel vedere quante donne anziane e sole ci sono in queste case: dopo aver cresciuto i figli e poi i nipoti, ad un certo punto della loro esistenza si ritrovano senza motivazioni e con la brutta sensazione dell’inutilità tutto questo è triste… dobbiamo impegnarci, fare qualcosa per loro”. Don Rino Ottonello disse queste parole davanti al gruppo di catechesi che si riuniva il giovedì… era una sera come tante altre, poteva sembrare una sera come le altre… ma quella era speciale perché precedeva di poco il Natale. L’invito del sacerdote non andò a vuoto, anzi prese subito corpo con la consapevolezza sempre più grande che “vecchi lo diventiamo tutti, ma la solitudine è brutta, tanto più per chi è avanti con gli anni”. Gli organizzatori decisero di prendere un po’ di pasticcini, non molti a dire il vero, convinti dell’adesione di poca gente. Ma non fu così. Accorsero più di cinquanta persone… oltre a Tea e Marie, Maria Bausola, Mario Ferrando, Bruno Ottonello, Madre Milena Parini, Elio Ratto, arrivarono molti altri… con tutta quella gente ci si rese subito conto che i dolciumi non potevano bastare e allora qualcuno dovette recarsi di corsa in pasticceria per “fare rifornimento”. In quel salone non ci stavano neanche tutti, o perlomeno ci stavano un po’ stretti, tant’è vero che Don Rino, pur soddisfatto del largo consenso riscosso dalla sua iniziativa, ad un certo punto si avvicinò a quelli che tanto anziani non erano e scherzosamente disse loro: “Ma siete ancora giovani, cosa ci fate qui? Tornate fra qualche anno”. La gente quindi c’era, bisognava solo saperla accogliere, ma dove? Dai Padri Cappuccini c’era un locale non utilizzato che poteva essere l’ideale come sede del gruppo: nel centro di Ovada, una sala confortevole e con un bel giardino davanti. Don Rino ne parlò con Padre Giancarlo e con i suoi superiori: i locali furono concessi e… ancora oggi possiamo continuare a pensare che poche associazioni hanno ricevuto tante benedizioni come il “Centro Amicizia Anziani”.

Don Rino Ottonello, intanto, continuava ad essere vicino al gruppo: era l’amico, il fratello e il figlio di tutti. Si rivolgeva alle persone mescolando il dialetto ovadese e quello di Masone con l’italiano. A molti sembra ancora di sentirlo… “cosa i fè done?” oppure “i suma tuci anco’?”. Del suo paese diceva che è il più bello del mondo, ma quelli del “Centro Anziani” avevano qualcosa da obiettare: “Ma se piove sempre!”. Quando, durante i viaggi in pullman si transitava in prossimità di Masone e sulla collinetta si vedeva il cimitero, Don Rino invitava tutti a pregare, poi, osservando i prati, si lasciava trasportare dai ricordi della sua infanzia… “Quante bricòle zu da quela riva!”.

Intanto, nei giorni di martedì e venerdì, la sede continuava a essere sempre affollata. Le persone che frequentavano il “Centro” si sentivano amate, circondate d’affetto, rispettate e se qualcuno, per un qualsiasi motivo era assente, subito ci s’informava sul suo stato di salute. I problemi di uno erano e diventavano i problemi di tutti. La gente, in fondo, ha bisogno e chiede solo un po’ di attenzione. Le coordinatrici spesso venivano colte da dubbi sul come si dovevano comportare, soprattutto in particolari momenti… e qui risuonano ancora le raccomandazioni di Don Rino… “cercate solo di essere un orecchio per sentire, ascoltate quello che vi dicono, dovete imparare a stare a sentire… non avete bisogno di dire tante cose, perché le persone, le stesse che avete davanti, sono cariche di cose da dire e magari sono anni che in casa non hanno l’opportunità di potersi esprimere…può capitare che, nelle famiglie, certi equilibri a volte saltino e, almeno fuori casa, lasciateli sfogare”. Un insegnamento profondo ma… sei anni dopo, il 22 settembre del 1989, Don Rino Ottonello muore tragicamente… non ha il tempo di dire addio.

 

 

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